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KRONIC
di Marco delsoldato
Rispetto
a “Inside The Whale” come valutate il nuovo lavoro?
Fisiologico successore o geneticamente differente?
Direi geneticamente differente. A dire il vero non ascolto più
da tempo inside the whale tanto da sentirlo quasi ad appartenere
ad un altro gruppo, ad un’altra storia. E’ cambiata
radicalmente la nostra attitudine, il nostro linguaggio. Inside
the whale era molto più chiuso in se stesso, pieno di cambi
di strutture e in un certo senso “matematico”, anche
se oscuro nell’insieme e nei suoni.
Rectal exploration è l’opposto: i brani in media sono
lunghi la metà, le strutture molto più sintetiche
e istintive, il contenuto più aperto e viscerale…
Come
è stato l’iter lavorativo dell’album? Un parto
difficile?
No assolutamente. La registrazione è stata un’istantanea
su un momento particolare del gruppo. Ci siamo chiusi per quasi
tre settimane in una cascina in campagna a comporre e registrare.
Prima delle registrazioni avevamo solo 5-6 brani, più o meno
strutturati. All’inizio ci siamo limitati a registrare quello
che veniva così come veniva, aspettando che tutto prendesse
forma in maniera naturale senza troppi discorsi o tentativi razionalizzare
il lavoro. Di alcuni brani abbiamo registrato anche 10 versioni
differenti. La metà del tempo l’abbiamo passata ad
improvvisare, riascoltare le improvvisazioni, provare a risuonare
le cose che ci sembravano più interessanti, smontare e rimontare
in continuazione idee e i suoni. Tutto questo divertendoci un sacco
e senza particolare stress. Non avevamo deciso quello che sarebbe
dovuto uscire dalle registrazioni, avevamo solo scelto il metodo
con cui avremmo lavorato. Volevamo solo uscire felici e soddisfatti
dall’esperienza delle registrazione, per romperci le balle
successivamente nella scelta del materiale da usare per il cd.
Questo modo di lavorare è stato reso possibile dalla scelta
di registrarci da soli, liberi di perdere tutto il tempo che volevamo…
Ed i Miranda come sono cambiati in questi anni?
Tanto. Innanzitutto è andato via Gabriele (ex batterista)
ed è arrivato Nicola. Il suo arrivo, all’inizio del
2004, è stato determinante e ci ha aiutato stravolgere il
nostro modo di lavorare. Ognuno di noi ha sviluppato il suo personale
linguaggio lasciandosi condizionare dalle continue evoluzioni degli
altri. Per esempio il mio modo di suonare la chitarra sarebbe sicuramente
diverso se non avessi suonato per tutto questo tempo con Piero e
Nicola, credo per loro sia lo stesso. In effetti in altri progetti
in cui suoniamo con altri musicisti, suoniamo in maniera diversa.
Credo che questo si avverta ascoltando i nostri pezzi, ogni strumento
ha il suo peso… se togli uno solo degli strumenti da qualsiasi
brano lo snaturi e diventa un’altra cosa…
Più
suoni primordiali e meno dilatazioni. Potrebbe essere questa una
delle caratteristiche di “Rectal Exploration”?
Si sono d’accordo, era proprio quello che volevamo. Sono diventato
insofferente alle dilatazioni e non sopporto i gruppi che fanno
delle dilatazioni il loro modo d’essere… per molti è
diventato una specie di dogma… che ammazza la creatività…
Quanto
di programmato c’è nelle vostre canzoni e quanto lasciate
spazio all’improvvisazione?
Sul cd ci sono 5 brani (non ti dico quali) radicalmente improvvisati
in studio. La cosa divertente è stata imparare a suonare
questi brani dopo le registrazioni per i live. Abbiamo dovuto passare
un po’ di tempo ad imparare queste impro, una volta che siamo
riusciti a suonarle più o meno come sono sul cd, abbiamo
lasciato che prendessero forme nuove. Dal vivo suoniamo quasi tutto
quello che sta sul disco, spesso in forma simile spesso in maniere
diversa, a seconda delle situazioni… come viene al momento…
Andando
avanti con gli ascolti mi pare scoprire ogni volta uno strato diverso,
quasi sotterraneo. Impressione mia o qualcosa di vero potrebbe esserci?
Questo mi fa piacere. Tutti i dischi che mi piacciono hanno questa
caratteristica. Speravo che questa cosa venisse fuori, è
importante. Mi piace l’idea di fare una musica apparentemente
istintiva o “primordiale” come dici tu, ma che allo
stesso tempo abbia qualcosa di inafferrabile che richiede più
ascolti…
Nella
scheda stampa vi erano alcuni riferimenti. Personalmente trovo qualcosa
in più di Arto Lindsay rispetto ai richiami alla Captain
Beefheart…Cosa ne dite?
Captain beefheart forse più per modo di lavorare che non
per i risultati… Di Lindsay mi piacciono i DNA e aggregates
1-26… mi piace il suo modo di suonare la chitarra da comparsa/non
protagonista… per lo stesso motivo adoro blixa bargeld nei
primi bad seeds…
Avete
un vostro immaginario musicale a cui tentate di avvicinarvi?
Sinceramente non saprei dire. Ascoltiamo un sacco di roba diversa
in momenti diversi. Quando abbiamo registrato il cd ad esempio ascoltavo
esclusivamente hip hop, tutto della anticon, dalek, buck65, sole,
alias… Quindi direi che non abbiamo esattamente un immaginario
di riferimento, ne abbiamo tanti e mutevoli…
In
concerto cosa cambia nei Miranda?
In concerto domina il lato istintivo e cazzone… Improvvisiamo
un po’, inseguendo i canovacci dei pezzi, ma senza essere
prolissi… divertendoci e suonando senza soluzione di continuità,
concentrando tutto in poco più o poco meno di un’ora.
Alla fine di uno dei nostri ultimi concerti uno del pubblico ci
ha detto che gli avevamo dato l’impressione di stare per smontare
tutto da un momento all’altro, senza che poi questo accadesse
e riuscendo a mantenere tutto insieme per “miracolo”.
Aveva ragione! Cerchiamo di mantenerci su una precarietà
stabile, un po’ rock n’ roll, un po’ dada, un
po’ di movimento del bacino e di coglionaggine punk.
Come valutate la scena indipendente italiana oggi?
Molto molto vivace. Non capisco perché tutti si lamentano
sempre della scena italiana. Ci sono un sacco di ottimi gruppi e
di etichette che si fanno un mazzo così per produrre musica
di qualità. Certo i problemi non mancano, ma c’è
grande fermento. Ti faccio un po’ di nomi delle etichette
che mi piacciono: ovviamente la nostra fromscratch, poi fooltribe,
wallace, psychotica, ebria, burp, barlamuerte, snowdownia, madcap,
Fratto9under The Sky, holidaysrecords, e tante altre che ora non
mi vengono in mente… Poi tanti gruppi interessanti, promoter
o semplicemente appassionati che si sbattono solo per il piacere
di farlo.
Siete
rimasti colpiti da qualche band in particolare ultimamente?
Non saprei che dirti… troppe… a me personalmente negli
ultimi anni son piaciuti per attitudine i Liars, gli Oneida, gli
EX, ZU, US maple, old time relijun, clouddead… Gli altri ti
farebbero sicuramente nomi diversi oltre a questi, ascoltiamo tutti
tantissimi dischi, dei generi e dei periodi più disparati…
Spesso rimaniamo colpiti riascoltando dischi “vecchi”.
L’altro giorno per caso mi è ricapitato tra le mani
bitches brew di Miles davis, l’ho ascoltato per un pomeriggio
intero in uno stato di totale alienazione fino a quando una telefonata
non ha interrotto l’idillio! Era mia madre cazzo! E’
stato come essere sorpreso a masturbarsi!
Il
futuro immediato dei Miranda?
Spero riusciremo a registrare 2-3 pezzi nuovi prima dell’estate,
li suoniamo da alcuni concerti e vorrei fissarli allo stadio in
cui sono ora, prima che cambino troppo, per poi farli uscire in
uno split a natale… Poi abbiamo voglia di suonare il più
possibile dal vivo, stiamo programmando un tour in francia, che
spero si faccia a settembre. Poi il nostro distributore belga dovrebbe
organizzarci alcune date in benelux, non sappiamo ancora quando.