BLOW UP. L'elemento di maggior novità presente nel terzo album dei miranda riguarda l'utilizzo primario di un suono sintetico e campionato che va innestarsi in una struttura ormai consolidata, fatta di groove consistenti e stranianti motivi. L'adeguamento stilistico non rivoluziona ma stimola il processo creativo, oltre ad implicare una serializzazione e una devo-luzione delle influenze no-wave e punk funk. A venir fuori è un disco che può essere coinvolgente e surreale ma anche subliminale e inquieto, non certo accomodante. Il migliore della band fiorentina, probabilmente. Voto: 8. Di Fabio Polvani RUMORE. Procede l'evoluzione dei fiorentini Miranda, a tre anni dal precedente album e a uno dallo split con i canadesi Creeping Nobodies. Intanto, growing heads above the roof è un titolo come dire... più adulto di rectal exploration. Ma le novità più importanti sono altre due: il netto ridimensionamento delle chitarre nell'economia sonora del trio, con conseguente ascesa di sintetizzatori e campionatori, e soprattutto una meritoria opera di forbice. Tutto infatti è più asciutto ed essenziale, arriva dritto al punto - dieci canzoni in 36 minuti - senza attardarsi in divagazioni fini a se stesse o istrionismi eccessivi. Il pericolo era quello, ed è stato scampato in scioltezza. Per restare in Italia, pensate ai miranda come all'anello mancante fra Runi e Don Turbolento: ossessivi, imprevedibili, robotici, ballabili. Possono migliorare i testi, ma il voto già comincia a stare stretto. Andrea Pomini. ROCKERILLA. I Miranda - ossia Piero Carafa, Giuseppe Caputo e Nicola Villani - difficilmente lasciano l'amaro in bocca. Anche questo loro fresco di stampa "Growing Heads Above The Roof" davvero non dà appigli a delusioni postume. Ascoltarlo ed essene presi è un tutt'uno. La formula - retrò-futuribile - è ormai assurta a rango di classico contemporaneo. C'è tanto della Skin Graft e di quel suo sound bislacco in "Blow Off". C'è l'eco dei rimasugli No Wave newyorkesi di quasi trent'anni fa. C'è che queste son musiche tritatutto per vocazione. E alla vocazione, si sa, non si comanda. Al massimo si asseconda. E queste qui, c'è da crederci, son mica suore chiuse in convento... Massimiliano Padalino LASCENA. Non si accontentano mai i Miranda, e per fortuna, così hanno sempre bisogno di sperimentarsi. Chissà se cercano un’evoluzione, ma forse non è poi così importante… Ciò che interessa è il lasciarsi andare al flusso sonoro. Quello cui sono giunti i tre musicisti, con questo terzo lavoro, è a tutti gli effetti un’ossessione percussiva, nella quale ha un rilievo di primaria importanza l’elettronica, seppur ben alternata a pezzi più chitarrosi. Il trio parte con il boogie scarnissimo di Blow off, per proseguire con la nevrotica ed industrial noise Honk Honk. …From the left side of my ass/head ha la frenesia dei Big Black mentre Head growing è un caleidoscopico crogiolo di generi e riferimenti, dati i riferimenti al Beck hip-hop e alla confusione della Blues Explosion.I’m your Guido è ipnotica e circolare, mentre Red hat block trasuda l’inquietudine del trip hop di Tricky. Voi ascoltatori attenti lasciatevi semplicemente trasportare dal flusso sonoro, senza essere troppo cerebrali. Vittorio Lannutti |