BLOW
UP - n. 62/63 - luglio/agosto
2003
Indie rock
obliquo e oscuro, lungaggini louisvilliane in forma dilatata o dalle increspature
più specificatamente math rock sono i cardini stilistici attraverso
cui si sviluppa inside the whale. I Miranda dimostrano di saper padroneggiare
tali espressioni in questo lavoro d'esordio: la chiave strumentale della
loro musica prevale nel catturare e nel permeare un ondivago peregrinare
psichico in cui le parole sono solo passeggere di poco rilievo. Il tri
fiorentino riesce a cogliere sfumature significative soprattutto nello
svolgimento di slow motion quali val e safe trip ma la mancanza di di
qualche spunto catalizzatore se non di qualche "canzone" in
senso stretto alla fine pesa sull'economia complessiva dell'album.
Fabio Polvani
SUCCO ACIDO. Inciso a Firenze nel luglio del 2002 mettendo insieme
materiale risalente al biennio precedente (comprese alcune tracce già
incluse nel demo "Miranda’s warn" del 2001, qui riproposte
in nuove versioni), "Inside the whale" segna il debutto dei
Miranda e con essi della fiorentina fromSCRATCH, nuova indie-label diretta
proprio da Giuseppe Caputo dei Miranda. Dall’uscita del disco (giugno
2002) ad oggi molte cose nel frattempo sono successe: la fromSCRATCH ha
partorito un nuovo lavoro (la compilation di cui trovate notizia sempre
in questa rubrica), i Miranda hanno messo a disposizione sul sito dell’etichetta
"Whale shit" (un ep interamente scaricabile contenente alcune
out-takes dell’album) ed il gruppo ha perso per strada il vecchio
batterista Gabriele, così che adesso la formazione vede Giuseppe
(voce e chitarra) e Piero (basso) affiancati dietro i piatti da Nicola.
Ma facciamo un paio di passi indietro e torniamo a "Inside the whale".
Basta premere il tasto play e ci si trova subito immersi nel magma sonoro
del trio in compagnia della balena che campeggia nel titolo e sulla bella
copertina del cd: nonostante ci si trovi al cospetto, come detto, di tracce
"finite" figlie di una gestazione biennale, "Inside the
whale" mantiene immediatezza e pathos espressivo, merito anche della
registrazione domestica. I 6 lunghi brani qui contenuti, tutti prevalentemente
strumentali, si muovono lungo l’asse che da Louisville porta a Chicago
ed i Miranda padroneggiano la materia con sicurezza affidando alle trame
chitarristiche il compito di rilasciare e trattenere la tensione tra momenti
noise e momenti di calma piatta apparente. E quando la chitarra si incanta
su accordi circolari è il lavoro di addizione/sottrazione operato
dal basso a conferire dinamicità e profondità ai pezzi,
mentre i brandelli vocali che galleggiano in superficie accrescono quella
sottile sensazione di naufragio imminente evocata dalla musica.
Mandaï. Miranda
plays an active Post-Rock which will give a second breathe to this kind
of music sometimes getting too repetitive. The music of Miranda starts
generally quite slow to palce a certain mood... which will be destroyed
by some powerful melody breaks a bit further. This Power trio plays efficiently
on different mood, sometimes clean, sometimes heavier or noisy. Vocals
seems haunted, using a nice low production effect... Maybe as if the singer
was inside the whale... This italian band gives the Post Rock style a
new sense which will certainly make some fans !
Wetdog (March 2004)
gonzocircus
(bimonthly magazine, holland & belgium)
‘Inside The Whale ’ is het debuutalbum van dit Italiaanse
trio,,dat voorheen opereerde onder de noemer Miranda ’s Warn.Ze
presenteren zes nummers broeierige en eigenzinnige postrock,met veel tempowisselingen
en sporadische zanglijnen.Miranda moet het niet hebben van de binnen het
genre stereotiepe noiseuitbarstingen om spanning in hun nummers in te
bouwen.Door het toelaten van improvisatie deconstrueren ze hun eigen werkstukken
waardoor een claustrofobische sfeer ontstaat. Daardoor bevat deze plaat
niet zozeer echte songs maar biedt ze vooral een momentopname.Nooit gedacht
dat een Italiaans trio vernieuwend zou zijn binnen de postrock,maar Miranda
bewijst het tegendeel.Een voorsmaakje is hun ep ‘Whale Shit ’,gratis
te downloaden op de site van het label.
‘Collisioni In Cerchio ’ presenteert een staalkaartje van
de Italiaanse underground..Vijftien bands treden aan,waarvan er acht deelnamen
aan een speciale opnamesessie georganiseerd door het label, met de bedoeling
kruisbestuivingen tussen de diverse deelnemende bands te stimuleren. Het
aanbod is heel gevarieerd:er is jazzcore van Tanake ,Freetto Meesto en
het altijd indrukwekkende Zu , nowave van To.The.Ansaphone ,slepende mathrock
van Slope ,een geniale coverversie van de klassieker ‘Be Your Dog
’ door L ’Enfance Rouge en de openingstrack van Jealousy Party
klinkt als David Moss in een rapbui.Het voornoemde Miranda schenkt voor
de compilatie een zes minuten durende luistertrip,die niet op hun debuut
is terug te vinden.De paar missers die op de plaat staan (drie van de
vijftien)doen niet af aan het feit dat dit een boeiende compilatie is
die bundelt wat er zich onder het slijm van de Italiaanse charmezangers
bevindt.(www.fromscratch.it)
(pb)
SENTIREASCOLTARE.COM
È importante rimarcare che Inside The Whale è il primo
album pubblicato dai Miranda, band nostrana che ha già passato
alcuni cambi di formazione negli anni passati. Ci occupiamo di questo
disco a ridosso dell'abbandono di Gabriele Ragonesi (prontamente sostituito
da Nicola dei Toy Koe), batterista che assieme a Giuseppe Caputo e Pietro
Cafara aveva segnato a fuoco le sei tracce qui contenute.
La partenza di Bmx si propone come un accostamento di fasi più
concitate e soluzioni più rallentate, nemmeno troppo distanti da
quello che combinerebbero i Mogwai in un'instabile session assieme ai
June Of '44. Involved Man si avvicina soprattutto alle fasi più
bilanciate degli Slint, distendendosi su lenti movimenti indie che potrebbero
appartenere alla produzione dei Karate; il tutto prima di un interminabile
loop minimale che ci introduce alla melanconia di 'Fabyenne', traccia
che non trattiene assolutamente nulla della tradizione musicale italiana
ma che sembra provenire direttamente da una sala prove d'oltreoceano.
Lo slow-core di Val ci ricorda i momenti migliori dei New Year, tanto
paiono delicate ed allo stesso tempo appassionate le chitarre di Caputo,
subito sostituite dagli stridori più comunemente indie-rock di
'Toi' e dalla conclusione plumbea e ossessiva di Safe Trip. Inside The
Wale è indubbiamente un gran disco, ineccepibile sia per cifra
stilistica che per trasporto emotivo. Il modo in cui melodia e dissonanza
sono mischiati ha del miracoloso per una band italiana e, se davvero dovessimo
fare un appunto a quest'opera prima, con il prossimo album vorremmo ascoltare
qualcosa di ancor più personale e inedito, meno free nella forma
ed ugualmente obliquo nell'approccio.
Ma sono semplici annotazioni per un'ottima band alternative che si avvicina
ai clamori del futuro.
(7.0/10) Michele casella
ALTERNATIZINE - Riesce
difficile immaginare che un gruppo di tre ragazzi riesca a mettere insieme
un lavoro di tre quarti d’ora in sole sei tracce, frutto di lunghe
jam impostate su melodie dissonanti e rumorose, senza suscitare cali d’attenzione,
senza destare noia nell’ascoltatore e senza ripetere all’ossesso
certe idee che facilmente potrebbero venire a mancare. Eppure i Miranda
sono in grado di uscire da stereotipi, nonostante le influenze siano ben
udibili. La storia di questo trio toscano cambia con il cambiare degli
elementi, se agli inizi i loro ascolti erano orientati verso il noise
(Unsane, Jesus Lizard, Shellac…), con l’inserimento del nuovo
batterista l’approccio cambia, i pezzi si dilatano verso lidi psichedelici
e l’improvvisazione diventa la svolta creativa. Spesso possono ricordare
Sonic Youth, June Of 44th, Slint e anche Shellac in alcuni stacchi ritmici
come in Fabyenne e Toi, ma avere certe influenze è essenziale per
concepire un certo tipo di musica ed è palese che queste sei lunghe
tracce non hanno strette parentele con nessuno.
Inside The Whale, primo album del trio, mostra tutti i percorsi affrontati
da tre strumenti in una jam: gli inseguimenti, le pause, le dilatazioni,
i crescendi e gli stacchi improvvisi; i Miranda in tutto questo si sanno
destreggiare dietro una monotonia, solo all’apparenza, di tempi
e di muri sonori. Il basso, spesso snobbato per le sonorità in
gruppi simili, mi ha stupito positivamente per la fluidità e per
l’importanza nella registrazione, non è mai in secondo piano
e accompagna nel miglior modo i variegati giri di chitarra e la voce che
più è rara, più si fa apprezzare. I cani che abbaiano
nel finale evocano un’immagine di congedo, un saluto.
Molti gruppi nostrani ricevuti gli insegnamenti americani (soprattutto
la scia Sonic Youth) hanno pensato bene di dare corpo al rumore con criteri
spesso sragionati per filosofia e fini a se stessi, producendo veramente
poco d’interessante e per lo più sempre qualcosa di troppo
derivativo. I Miranda sono i primi di questa scia che hanno i meriti di
mettere dell’ottima carne al fuoco perché hanno delle invidiabili
potenzialità creative.
Il lavoro esce per From Scratch, un’etichetta da tenere d’occhio,
la Dischord toscana. Nel sito della label si trovano gli mp3 di tutto
il resto delle jam non finite all’interno di Inside The Whale. Mentre
notizia degli ultimi giorni annuncia un avvicendamento dietro la batteria.
Batteristi, una razza nomade.
Zurdano
KRONIC. Libertà espressiva destinata a tramutarsi in un
indie rock a tinte strumentali, dove la voce è saltuario accessorio
da utilizzare con dovizia. Sono i Miranda, trio chitarra-basso-batteria
con un sottile rumorismo d’area math a far talvolta capolino.
Trame lunghe (ma non troppo), una predilezione più per Louisville
che per Chicago e gli Slint come primo modello, pur con la manifesta intenzione
di voler restare al confine del concetto generico di post senza mai tentare
di oltrepassarlo. L’attitudine è vagamente psichedelica,
molto attraente quando la scelta slow riesce a dominare nelle composizioni.
Una miscela di Polvo (in discreta quantità), Shellac (un po’
meno), Unwound (qualcosa in più) e Blonde Redhead (proprio una
spruzzata): il risultato sono sei episodi claustrofobici e dilatati, in
cui la tensione sa quando allentarsi per lasciare spazio alla fasulla
serenità.
Primo vero lavoro sulla lunga distanza, “Inside The Whale”
mostra potenzialità che in futuro potrebbero regalare sorprese
molto gradevoli. Ma già oggi si possono passare quaranta e passa
minuti di ottima fattura.
MESCALINA
. Immaginatevi con il walkman di notte, mentre passeggiate per le strade
della vostra città, senza una meta, solo voi con i vostri pensieri
e le vostre emozioni: nelle orecchie ronza una musica ricercata e sperimentale,
fatta di una chitarra, di un basso e di una batteria che sottolineano
la particolare atmosfera che vi circonda. A tratti, dopo lunghi assoli
onirici, ecco giungere una voce, maschile ma quasi suadente, una voce
simile alla Karen O più dolce che racconta quello che state vedendo,
vi fa da Cicerone nella vostra sortita notturna: quella musica proviene
da "Inside the whale", l'album del trio musicale Miranda, e
sembra essere il miglior compagno di viaggio per questa notte.
Ogni album ha una sua storia, una sua ragion d'essere ed un preciso ambito
nel quale goderne appieno: l'ambito solitario e notturno è quello
che credo si avvicini maggiormente alle sonorità di questo gruppo,
simili per certi versi agli Ultra Violet Makes Me Sick.
"Inside the whale" sono sei canzoni che possiamo tranquillamente
considerare come un lungo viaggio di tre quarti d'ora, pieno di svolte
sonore imprevedibili accompagnate da un tessuto sonoro (gestito da Gabriele
Ragonesi e Piero Carafa, rispettivamente con batteria e basso) che sostiene
le ottime prove vocali di Giuseppe Caputo, responsabile anche delle impennate
chitarristiche.
Parliamoci chiaro, "Inside the whale" è un album, nonostante
gli accenti di inquietudine ravvisabili in alcune pieghe prese dalla musica,
di sottofondo, sottofondo ai vostri pensieri piuttosto che ad un lungo
viaggio in macchina o ad una cena romantica a lume di candela, ma ascoltare
questo disco senza fare nient'altro, concentrandovi solo sulla musica:
vi entusiasmerebbe per i primi minuti per poi regalarvi forse qualche
sbadiglio dovuto alla totale uniformità sonora dei vari pezzi.
Interessante sarebbe vederli live, avvolti da luci arancioni nel buio
totale di un locale come si deve: le variazioni improvvise che il concerto
rende possibile potrebbero regalare una serata davvero speciale, un viaggio
sonoro verso altri lidi lontani, molto lontani.
AKTIVIRUS
Una storia come tante altre quella dei Miranda, l'incontro casuale dei
suoi membri, le lunghe jam sessions atte a definire l'estetica del proprio
sound, il primo demo ed il successivo assestamento alla formazione attuale,
quello che fa la differenza piuttosto è l'eccelsa qualità
delle canzoni contenute in questo disco d'esordio dei tre fiorentini,
battesimo anche per una nuova label avente stanza in quel di Arezzo, la
fromScratch Records, di cui presto sentiremo ancora parlare visto che
in programma ci sono diverse altre uscite. "Inside the whale"
è un lungo viaggio suddiviso in 6 tracce, registrato in presa diretta
in un luogo volutamente angusto e claustrofobico, in cui si riesce a percepire
in un amalgama sonora di grande suggestione, il meglio dell'indie-rock
americano degli ultimi 15 anni, ogni strumento ha un suo notevole peso
specifico nell'economia del suono della band, basti solo notare le continue
mutazioni dei brani, causate da uno stacco di batteria o dalle esplosioni
improvvise degli strumenti a corda, quiete e rumore che si alternano alla
maniera dei migliori Slint o dei primissimi Karate, con i quali condividono
lo stesso gusto per le accordature aperte ed un approccio alla dilatazione
della forma canzone, pur tuttavia mantenendo la voce in sordina, perennemente
soffocata sia dal magma roboante provocato dagli strumenti, sia dall'utilizzo
sulla stessa di forti riverberi naturali e non. Forse è proprio
la voce l'unica cosa che ancora non convince a pieno in questo disco,
fossi nei Miranda non escluderei la possibilità di tentare l'utilizzo
dell'italiano per dare un'impronta ancora più suggestiva al suono.
Per il resto, un'ottima registrazione, un gradevolissimo packaging ed
il prezzo contenuto rendono l'acquisto di questo disco un dovere, se siete
alla ricerca di un qualcosa che pur tentando una qualche forma di astrazione,
riesca a farvi stare con i piedi ben saldi per terra.
Contattate l'etichetta (www.fromscratch.it) o i Miranda stessi (miranda@fromscratch.it),
un disco italiano così bello non lo si sentiva davvero da tempo.
Vanni Sardiello
MOVIMENTA
Inside the whale segna l'esordio nella scena
indipendente italiana sia dei Miranda (che dopo il demo autoprodotto Toy,
arrivano alla cruciale prova del primo album), che della From scratch
records, che si presenta già con diversi gruppi interessanti, ed
un'altrettanto interessante politica dei prezzi (seguendo intelligentemente
le orme di tante etichette italiane, attraverso la vendita dei dischi
online ai costi giusti).
Dei Miranda potremmo dire che, fondamentalmente, sono un gruppo math-rock:
e faremmo un grosso torto al loro lavoro. Il loro chitarrismo sembra essere
sintesi di tutte le migliori intuizioni degli ultimi dieci anni, da Polvo
a Shellac, da Unsane ad Unwound: la forza dei sei brani di questo disco,
tutti dal minutaggio piuttosto elevato, sta tutta qua, nel continuo e
libero susseguirsi di soluzioni chitarristiche, sorprendenti sia per quantità
che per qualità (non un caso, se la loro origine è in lunghe
jam di prova), pur senza rinunciare all'istinto melodico, per cui troviamo
che un po' ovunque si insinua gentile la voce di Giuseppe Caputo, sempre
discreta, talvolta persino sussurrata ed appena percettibile (Val).
Ed attendiamo il prossimo lavoro, se non già il prossimo split
coi Tanake, per aver modo di vedere se questo è stato solo un (gran)
momento di ispirazione, o se c'è un nome nuovo da annoverare nel
miglior rock italiano...
KATHODIC La
From Scratch è una delle poche (e per questo preziose) unità
operative autoctone che sembra interessata più a propagandare una
propria personalissima idea di autenticità indie rock
che a finire nellelenco delle fucine spara-new-sensations a getto
continuo. La pubblicazione di questo Inside the Whale, opera
prima del trio formato da Giuseppe Caputo (chitarre, voce e loops) Gabriele
Ragonesi (percussioni) e Pietro Carafa (basso), ne è la prova più
lampante. Coloro che vorranno avvicinarsi questa notevole collezione di
dilatate pieces (semi)strumentali si imbatteranno in una fantasmagoria
di sonorità retrò una migliore dellaltra. Oltre alla
coltre del Polvo-sound, che avvolge come un manto indolente anche i momenti
guitar post-rock più aggressivi, si riescono a scorgere uninfinità
di rimandi tutti di notevole livello: centrano a tratti Sonic Youth
e Pain Teens, a tratti la tenue psichedelia disarmonica di unimprobabile
John Fahey in versione indie rock (i passaggi al ralenti di Involved Man),
altre volte ancora il noise asciutto e velatamente acido degli Headspring
(uno dei migliori prodotti nostrani dei primi 90 e forse di tutti
i tempi
ma chi li ricorda?). Il plusvalore è comunque dato
dal fatto che i Miranda non rinunciano neanche a qualche punto di contatto
con lattualità tramite i barlumi di cantato slacker vicini
a certo materiale di casa Superglider (nella bmx dapertura) o le
sinuose derive chitarristiche serpeggianti tra The Sea and Cake e il Jim
O Rourke più accessibile in val.5.toi.
Ottima prova desordio e caloroso invito da parte di chi scrive a
procurarvi quanto prima il loro cd contattando il seguente indirizzo:
info at fromscratch.it.
Aggiunto: June 19th 2003
Recensore: Mauro Carassai
Voto: 3,5/5
KOMAKINO
Miranda - Inside The Whale (6 tx, 44'35'' - from scratch rec '03)
- I Miranda sono un trio: Giuseppe Caputo alla voce/chitarra/loops, Gabriele
Ragonesi al basso, Pietro Carafa alla batteria. Formatisi come gruppo
di improvvisazione rumorista nel 1998, dopo qualche cambio di formazione,
un demo ed un concerto di spalla agli americani Tristeza, sono pervenuti
ad un suond molto originale. Si sentono influenzati da Unsane, Jesus Lizard,
Shellac, Polvo e dalla Chicago post, bè ragazzi tanto di cappello.
I brani sono vere canzoni (non masturbazioni da blando progressivo) e
sono anche emozionanti perbacco! Nascono dalla convergenza di Van Pelt,
Slint e Touch & Go, cosa volete chiedere di più ad un gruppo,
il sangue? Eccovelo: Bmx, Involved Man, Fabyenne (echi di Devics nell'intro
e progressioni albiniane poi), Val, Toi (mai stati ad Action Park?), SafeTrip,
una dietro l'altra implodono/esplodono senza cedimenti. Questa è
musica che ferisce come uno schiaffo nell'anima, una vera benedizione
per la scena nazionale. E pensare che Inside The Whale (From Scrath records
2003) è "solo" l'album d'esordio per i Miranda, scusate
se è poco. Compratevi il cd italiano dell'anno scrivendo a info
at fromscratch.it, costa solo 10 euro (spese postali incluse) e vale la
rinuncia ad un paio di birre. Non astenersi astemi. // English translation
coming soon!
postato da vonobox 23:33
POST-IT
ROCK Opera prima della neonata fromScratch records
(come etichetta, si intende, come agenzia già baluardo di un certo
modo di fare musica toscano, con gruppi quali i grandissimi Appaloosa,
To the Ansaphone, Can-D etc.etc ), il cd dei Miranda suona esattamente
come il concetto che il trio (chitarra, basso, bateria) voleva esprimere:
sensazioni dal ventre della balena. Territorio ambito e intellettuale,
vedi Henry Miller, di un luogo ovattato e caldo dove perdersi nei pensieri
senza particolari esigenze e bisogni, come il ritorno nella pancia della
madre, in fondo. In questa sede diviene però esasperata limprovvisazione
fine a se stessa e il vorticoso girare dei pezzi, senza una particolare
impronta/arrangiamento e direzione se non questa sensazione claustrofobica
di fondo, qualcosa di lontano, che solo in alcuni momenti riesce ad incidere.
Uno di quei dischi che probabilmente significano moltissimo per chi sta
suonando, e davvero non si vuole discutere il senso umorale di questo
cd, ma che tendono a chiudere chi ascolta dietro un vetro, come ascoltatore
poco coinvolto e partecipe.
Queste le sensazioni, ma il tutto è comunque opera degna di nota
(a cominciare dallottima veste grafica), opera da presa diretta,
senza tanti fronzoli e suoni diversificati, venata di psichedelia nei
lunghi sviluppi delle tracce, saliscendi improvvisativi, movimenti per
costruzioni dal suono pulito e massiccio, poco lieve, in cui la voce gravita
senza voler troppo disturbare, a volte sghemba quasi a dar fastidio, come
il sottofondo di una radio accesa. E come ascoltare i Votiva Lux,
già passati su questi canali, suonare con una forte e decisa intenzione
post-noise-rock.
Per chi vuole perdersi nel vortice e continuare a girare.
MUSICBOOM
[Is A Woman di Beatrice Finauro] Miranda è un nome affascinante.
Mi fa pensare a qualche donna fatale uscita da un racconto ramingo di
Gabriel Garcia Marquez, a questo, a una donna bella e fascinosa quanto
misteriosa e misterica più che alla sciampista che lavora nella
parrucchieria sotto casa mia. E vi assicuro che si chiama cosi. Ma le
sensazioni evocate da Inside The Whale, primo album di questo gruppo dal
nome femminile, non hanno nulla a che fare con acconciature da sessantenni
e bigodini, con colorazioni improbabili, con odori di shampoo e spray,
caschi per la messa in piega e chiacchiericcio cicisbeo. Quindi allontaniamo
dalle nostre teste questo immaginario di dozzinale quotidianità
e torniamo alla prima immagine, quella della donna attraente e un po
torbida.
Gabriele Ragonesi, Piero Caiafa, Giuseppe Caputo si calano in studio e
imbastiscono un album dalle trame oscure e dilatate. I nomi che ci vengono
in mente più frequentemente ascoltando i quarantaquattro minuti
e più del cd in questione sono quelli di Slint, Polvo, Shellac,
molto del post chicagoano e del matematismo anni novanta. Una buona prima
prova per la band che inaugura il proprio percorso con la neonata From
Scratch Records aretina. Il suono vero protagonista di Inside The
Whale disco quasi totalmente strumentale in cui la voce ha pochissimo
spazio- tra distensioni e accartocciamenti su se stesso forma una massa
magmatica alla quale ci si può solo abbandonare, senza star lì
a dividere strumento per strumento, senza inutili distinguo tra fasi di
assalto e fasi di ritirata in cui gli attacchi frenetici si assopiscono
per lasciar spazio a note reiterate e ipnotiche. Un suono omogeneo e monolitico
che colpisce sia la testa che il cuore tenendoli in una sorta di veglia
post onirica.
Bella anche la grafica.
ROCK
IT I tre membri dei Miranda hanno retroterra musicali
diversi ma comunicanti, dall' indie melodico all' improvvisazione rumoristica
sino alla psichedelia portata da Gabriele, ultimo acquisto (2001). E tutte
queste esperienze sono confluite nella loro opera, un insieme di brani
dal sapore post, costruiti a partire da lunghe jam e registrati in un
luogo chiuso e angusto che ha dato l' idea per il titolo del cd.
Post rock si diceva, immaginatevi dei Godspeed You Black Emperor! dalle
sonorità più indie rock e senza la predilezione per lunghi
sciabordii di 20 minuti. Per la maggior parte strumentale, anche se ogni
tanto fanno capolino
dei piccoli pezzi di cantato in inglese, presenta un suono scarno, secco,
quasi esausto (in senso positivo). L'impressione che mi dà, se
mi lascio andare ascoltando "involvedMan", è quella di
un vecchio ritto nel buio più
totale in un torrido deserto, la faccia rinsecchita e incartapecorita
fissa verso un tramonto morto ed inesistente. E' come se si fosse rinchiusi,
davvero, ma da pareti mentali, come l'oscurità appunto. E musica
che riesce
ad evocare certe visioni senza l' uso di alcunchè deve avere qualcosa
di buono! Un non so che di magico, rosso e nero, che a tratti dà
quiete, a tratti ansia, un non so che di incompiuto e immobile. Bravi.
Certo è che bisogna essere in vena per lasciarsi andare alla fantasia
di questo cd, e sicuramente anche dargli più ascolti, immergendovisi
pian piano.
Un difetto però, evidente soprattutto nella prima traccia, "Bmx":
la voce.
Spesso effettata, non brilla, anzi annega nel suono (ma non abbastanza),
non contribuendo a dovere nell' economia dei brani. Forse i sussurri più
lievi di "Val" si salvano. Potrebbe forse essere sostituita
con qualcosa di diverso: c'è chi usa l' elettronica, ma non mi
pare questo il caso, chi campionamenti da radio o vecchie cassette, chi
usa il sax, a tratti diafano e lontano, a tratti secco ed aggressivo pieno
di furia free jazz, chi aggiunge strati di chiarre sporche sino ad ottenere
un effetto colata di catrame, basta trovare una via insomma. Oppure togliere
di netto.
Per il resto un ottimo cd per naufragare nei propri pensieri, per vagare
tra le proprie visioni surrealiste, tra le pieghe del proprio immaginario.
E pensar che all' inizio ero ben scettico sulla loro affermazione "dal
vivo Miranda tesse trame sonore che puntano dritte al cervello".
Sappiate dedicargli tempo, sappiate trovare umore e modo giusto per l'
ascolto,
magari in un posto calmo e caldo. Magari in un posto chiuso. Vi ripagherà.
Andrea la placa
MUSICCLUB.
La fromSCRATCH Records è una nuova etichetta italiana che, dopo
aver iniziato come agenzia di booking, ha ritenuto opportuno compiere
il passo verso la diffusione di materiale sonoro. L’intento base
è quello di raggruppare realtà toscane, genericamente riconducibili
all’ambito del rock indipendente, e di concedere loro l’opportunità
di far circolare in maniera diffusa i propri lavori. Altra peculiarità
che rende merito alla label è che il CD è acquistabile alla
modica cifra di 10 _ (spese postali incluse) scrivendo a info at fromSCRATCH.it!
Detto questo veniamo ai protagonisti, ovvero i Miranda, terzetto “classico”
(nel senso che fanno dialogare basso, chitarra e batteria, aggiungendo
moderate dosi vocali e loop sparsi), che dopo aver assestato la line up
e mutato denominazione (la precedente era Miranda’s Warn) ha preso
la via dello studio di registrazione per partorire i sei brani lunghi
che compongono il disco di debutto. La ponderazione con cui i pezzi sono
stati concepiti e vengono eseguiti, oltre all’articolazione con
cui gli stessi si sviluppano, mi pare che siano le caratteristiche salienti
di ‘Inside The Whale’, titolo che lascia intuire come la permanenza
all’interno della balena debba essere vista (oltre che come un ricordo
di Pinocchio) come una via di fuga dal mondo che ci circonda, il rimedio
estremo per isolarsi dall’esterno. Se vogliamo poi parlare di generi
e accostamenti, allora possiamo dire che andiamo a finire dalle parti
di un rock geometrico mai troppo angolare, dilatato e anche un po’
psichedelico, come una versione più diluita degli ultimi Three
Second Kiss (sempre per rimanere in Italia e volendo citare un gruppo
di caratura internazionale). Comunque si tratta di un album che non presenta
sbavature e che permetterà ai Miranda di crescere con raziocinio,
consolidando ed evolvendo ulteriormente un sound già maturo.
roberto michieletto
SODAPOP. To The Ansaphone,
Freetto Meesto, Andreini, Nativist, Alio Die, Miranda ed uno stuolo di
altri gruppi a dimostrare che "Toscana is back on the map!".
Nel mini CD d'esordio dei Miranda si parla un linguaggio indie-rock fortemente
psichedelico e, nella migliore tradizione toscana (chissà poi perchè?),
a tinte fosche. Echi e richiami diversi, Polvo (BMX), Sonic Youth (Fabyenne,
Involved Man, ma non solo), Unwound (Safe Trip) e non so perchè
anche una vena malinconica che ricorda quei sant'uomini degli Afghan Whigs
(ricordate ancora?). Come avrete notato, esclusi i Polvo (che poi starei
attento a non escludere neppure troppo), tutti i gruppi citati devono
molto agli ex-giovani sonici; il richiamo, consequenzialmente, sorge spontaneo
anche per i Miranda. Va pur detto che il cantato narcotico su base acida
è un dogma che i Sonic Youth, volenti o nolenti, hanno imposto
un po' a tutti gli indie rockers che li hanno succeduti. Rock e non post-rock:
meno male, visto che Mogwai e (da noi) Giardini Di Mirò hanno dato
il via alla proliferazione di gruppi-pippa che sono fra le maggiori cause
di orchite insieme alla discografia omnia dei Ramones.
Buone premesse per un florido futuro; i Miranda dovrebbero solo cercare
di curare meglio la produzione del disco, per ora ancora poco incisiva
e che non ne inquadra a pieno gli spunti più riusciti. Scompariranno
nell'anonimato? Sopravviveranno alle abitudini di un paese dove i fruitori
di musica (addetti al settore in primis) snobbano i connazionali e se
vanno a vedere un concerto lo fanno con la stessa cadenza con cui Biscardi
centra un congiuntivo? Chi vivrà, vedrà.
DRIVEMAGAZINE.
Dopo avere raggiunto un minimo di stabilità e successivamente alla
pubblicazione nel 2003 del cd autoprodotto Toy, i Miranda, trio composto
da Gabriele Ragonesi, Pietro Carafa e Giuseppe Caputo, esordiscono ufficialmente
con Inside the Whale, un disco dalle sonorità tipicamente a bassa
fedeltà, in bilico fra aggressività e acide obliquità
strumentali dall'effetto lievemente narcotizzante. I Miranda probabilmente
non nutrono grosse pretese di originalità, il richiamo verso gruppi
storici come Sonic Youth e Slint mi pare piuttosto evidente eppure la
riuscita di questo disco non sembra risentire eccessivamente dell'uso
ed abuso di riff e arpeggi dissonanti fin troppo noti (in particolare
per chi segue da tempo la scena indie-post-noise) e, in generale, durante
lo scorrere dei sei brani di Inside the Whale è distinguibile un
apprezzabile tensione creativa determinata a dare una parvenza di serietà
e di ricerca compositiva, riscontrabile soprattutto nelle ampie dilatazioni
strumentali.
Dal punto di vista dell'impatto melodico il gruppo mantiene un profilo
piuttosto basso ed intimo, com'era forse facile da immaginare, con la
conseguenza di relegare l'ascolto di questo cd alle ore notturne, giusto
per apprezzare al meglio i momenti più dolenti e malinconici, talvolta
soffocanti, che predominano la maggior parte delle composizioni. Un disco,
quindi, da ascoltare in momenti particolari e con la massima predisposizione
d'animo, con la dovuta calma e attenzione.
Sia chiaro, i Miranda hanno dato vita ad un lavoro onesto e di discreto
livello ma sicuramente hanno ancora grossi margini di miglioramento: forse
questi tre ragazzi dovrebbero cercare di imprimere un maggior spirito
di contaminazione alla loro musica... giusto per ricavare dai suoni e
dagli arrangiamenti una maggiore personalità.
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